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Descrizione
Dai documenti che si conservano presso l’Archivio di Stato di Bari sappiamo che la villa fu commissionata da Michele Albanese, commerciante barese, nel XIX secolo e che nel 1880 fu donata a Giovanni Albanese, gioielliere. Le fonti archivistiche restituiscono l’immagine di una villa con giardino, un casino di otto "soprani", cioè piani superiori e otto "sottani", ovvero piani inferiori, detta "Grazianamonte" dal toponimo della contrada. Nel 1916, a seguito della morte di Giovanni Albanese, la nuda proprietà passò ai figli della moglie, Vito e Marta Lacalamita. La villa è costituita da un edificio a pianta rettangolare che si articola su due piani. Il prospetto principale si apre su via Caldarola. Particolarmente interessante la finestra centrale che si apre al secondo piano del prospetto occidentale, costituita da una forma a trifora, una finestra con tre aperture di gusto neogotico: stile che si afferma nel XIX secolo col ritorno all'arte gotica.