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Descrizione
La struttura, a circa 8 km dal centro di Conversano, è impropriamente chiamata "castello", trattasi in realtà di un casino di caccia, fatto edificare dal conte di Conversano Giulio Antonio Acquaviva d’Aragona tra il 1730 e il 1740 e trasformato in masseria produttiva nel corso dell’Ottocento. La leggenda vuole che un passaggio sotterraneo collegasse Marchione con il castello di Conversano. L’edificio ha pianta rettangolare con quattro torri cilindriche poste agli angoli dell’edificio. Un ampio scalone d’accesso a doppia rampa definisce il prospetto principale, completato da un elegante loggiato con trifora, un’apertura a tre archi. Il progetto viene generalmente attribuito a Vincenzo Ruffo, architetto della scuola del Vanvitelli, noto quest’ultimo per il progetto della reggia di Caserta e che, secondo alcune fonti, lo si vede impegnato direttamente anche nella progettazione di Marchione. Nel corso del XIX secolo, il sito subì un certo degrado: sia il castello che i terreni furono dati in fitto ad agricoltori che trasformarono il castello in locale agricolo e disboscarono il bosco, del quale oggi ci resta un esemplare di quercia la cui età è valutabile a circa cinque secoli. Nel corso degli anni Trenta del XX secolo, furono avviati i restauri ad opera della principessa Giulia Acquaviva d’Aragona, continuati poi dal figlio il principe don Fabio Tomacelli Filomarino. La famiglia, diretta discendente degli Aragona, ne mantiene ancora oggi la proprietà. Dal 1993 le porte di Marchione sono aperte per ricevimenti, meeting e congressi.