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La notizia più datata che attesta la presenza di una chiesa dedicata a San Giorgio a Locorotondo, ovvero nel locus qui dicitur Rotundus (luogo dalla forma circolare), risale ad un documento del 1195 promulgato dall’imperatore Enrico VI. Con l'atto il sovrano annetteva la chiesa locorotondese al monastero monopolitano di Santo Stefano. Dell’edificio medievale descritto nelle fonti non si è conservato nulla. Nel 1790, fu ricostruito ex-novo in stile neoclassico, ovvero secondo uno stile che riproponeva i canoni dell’arte antica. Il nuovo progetto fu affidato gli ingegneri Gimma di Bari e Fasano di Ostuni, protagonisti dell'architettura barese tra fine Settecento e inizio Ottocento. La facciata è tripartita in sezioni. L’interno a croce greca (pianta a forma di croce con quattro bracci di egual misura) è diviso in tre navate separate da pilastri. All'incrocio dei bracci si eleva la cupola su pennacchi. Particolarmente interessanti i cappelloni del Sacramento e del Rosario: nel primo trovano collocazione due alte semi-colonne composte da formelle, quadretti in pietra scolpiti a bassorilievo, provenienti da un preesistente altare cinquecentesco, nel secondo troneggia l’altare del Rosario realizzato in marmi policromi nel XVIII secolo. Al 1837 risalgono i dipinti raffiguranti l’Assunzione, la Caduta degli Angeli, San Giorgio (altare maggiore) e la Cena di Cana (cappellone del Sacramento), eseguiti dal pittore Gennaro Maldarelli. Degna di nota la scultura di San Giorgio che sconfigge il drago, costituita da più materiali: legno colorato, sughero e tessuti pregiati, scolpita nel 1833 dal valente scultore napoletano Arcangelo Testa. Da una scala che si apre nella cappella del Purgatorio si accede alla caratteristica cripta a pianta ovale.