Biblioteca Provinciale "De Gemmis" - Ex Convento di Santa Teresa dei Maschi
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Descrizione
Ad angolo tra strada Lamberti e strada Santa Teresa dei Maschi, sorge l’ex convento di Santa Teresa dei Maschi, alle spalle dell’omonima chiesa. Venne costruito a partire dal 1671 per ospitare i Carmelitani Scalzi, che erano giunti a Bari nel 1630. Questi dovettero però peregrinare a lungo per trovare una sistemazione: vagarono infatti di chiesa in chiesa, spostandosi dalla chiesa di San Giovanni Battista, a quella di San Rocco, poi ancora a San Gregorio, per stabilirsi infine in strada Lamberti, dove la famiglia omonima li ospitò nella chiesa di San Gregorio detta “de Falconibus”, di loro proprietà. Intorno al 1696 fu costruita una chiesa adiacente dedicata a Santa Teresa d’Avila. Questa non era però l’unica chiesa dedicata alla Santa: ve n’era un’altra, nota ai baresi come chiesa Santa Teresa delle Donne, sita in piazza San Pietro e gestita dalle Carmelitane Scalze; il toponimo “dei Maschi” derivava dalla necessità di distinguere la nuova chiesa da quella già esistente e fu esteso anche alla definizione dell’area conventuale. Ancora oggi, sull’ingresso principale, è presente l’emblema dell’Ordine carmelitano, formato da tre stelle e una croce, con un’iscrizione latina “Domine susceptor meus es tu – et refugium meum – sempre in te sperabo”. L’intero complesso conventuale di Santa Teresa dei Maschi, in seguito a una serie di restauri avvenuti tra il 1997 e il 2001, è stato interamente ripensato e a partire dal 2003 è sede della Biblioteca Provinciale di Bari. (http://www.cittametropolitana.ba.it/home_page/struttura_e_organizzazione/00001091_BIBLIOTECA_SANTA_TERESA_DEI_MASCHI___DE_GEMMIS.html)
Storia
I Carmelitani Scalzi si insediarono a Bari intorno al 1630, dopo essersi scissi dai frati dell’Antica Osservanza del Carmelo, riformati da santa Teresa d’Avila e san Giovanni della Croce.
Quando la chiesa di San Giovanni Battista, dove avevano trovato ospitalità inizialmente, risultò insufficiente alle loro esigenze, grazie alle sovvenzioni della famiglia Gironda, a partire dal 1637 acquistarono dapprima le case che il chierico Nicolò Palombo possedeva nella strada di S. Gregorio, quindi le case dei fratelli Ventura site nella strada della Chiesa, la casa dell’abate Giambattista Calò nella strada detta il Palmentello e la casa di Pietro Fanelli nel luogo detto S. Gregorio de Falconibus. Dall’unione di questi beni ebbe origine, nei pressi della chiesetta di San Gregorio de Falconibus (al cui posto fu edificata nel 1696, secondo Petroni, la chiesa di Santa Teresa dei Maschi), il convento attuale, terminato nel 1671. Tale convento ospitò fin dal 1710 la confraternita della Gran Madre di Dio, per poi venire soppresso tra il 1806 e il 1815 e usato dai Borbone come punto di ristoro per le truppe negli anni della dominazione francese. Dal 1859 il complesso divenne un carcere femminile, per poi essere adibito ad assistenziario per i figli dei detenuti agli inizi del Novecento e ospitare diverse abitazioni e istituzioni.
Arte e architettura
Compreso fra la zona della cattedrale e Piazza Mercantile, ad angolo tra strada Lamberti e strada Santa Teresa dei Maschi, sorge l’ex convento di Santa Teresa dei Maschi, alle spalle dell’omonima chiesa. Questo venne costruito a partire dal 1671 per ospitare i Carmelitani Scalzi, che erano giunti a Bari nel 1630 ed avevano temporaneamente trovato ospitalità nella chiesa di San Giovanni Battista (attuale San Giovanni Crisostomo). Quando questa risultò insufficiente alle loro esigenze, sovvenzionati dalla famiglia Gironda, acquistarono dapprima le case che il chierico Nicolò Palombo possedeva nella strada di S. Gregorio, quindi le case dei fratelli Ventura site nella strada della Chiesa, la casa dell’abate Giambattista Calò nella strada detta il Palmentello e la casa di Pietro Fanelli nel luogo detto S. Gregorio de Falconibus. Dall’unione di queste unità ebbe vita il convento attuale, nei pressi della chiesetta di San Gregorio de Falconibus, al cui posto, secondo Petroni, fu edificata la chiesa di Santa Teresa dei Maschi. In seguito alla soppressione degli ordini religiosi del 1806, il convento fu adibito a caserma in epoca borbonica e successivamente a carcere. Nella prima metà del Novecento ospitò istituzioni assistenziali e in parte abitazioni. Grazie ai restauri condotti negli anni Ottanta del Novecento e tra il 1997 ed il 2001, il complesso ospita oggi la Biblioteca Provinciale De Gemmis. Attualmente la struttura è costituita da un edificio a tre piani. Un arco rampante lo unisce all’edificio che lo fronteggia lungo strada Santa Teresa dei Maschi, mentre su strada Lamberti un passaggio coperto, detto “di Paolo Tolosa” e successivamente “delle Pentite”, lo unisce all’attuale sede del Tribunale ecclesiastico regionale pugliese. Questa parte del Convento denuncia una fase più antica, probabilmente da riferire ad una delle abitazioni tardo medievali acquistate dai Carmelitani e inglobata nell’edificio. I due fronti del passaggio sono costituiti da archi ogivali centinati a ghiera leggermente lunata che si impostano su semplici cornici modanate. La copertura piana del portico è opera recente in cemento, mentre in origine doveva essere in travi lignee. Su un lato del portico, in una cortina muraria fatta di conci in pietra calcarea ben squadrata, segnata da una leggera cornice aggettante che corre lungo il prospetto, si aprono due accessi, anch’essi con ghiera lunata a tutto sesto nell’intradosso e a sesto acuto nell’estradosso. Il maggiore dei due, al centro della parete, fa da ingresso alla biblioteca provinciale. Questa parte del complesso, insieme a diverse altre tracce presenti sulle facciate degli edifici circostanti, sono la testimonianza dell’assetto urbano tardo medievale della città prima dei massicci interventi sei-settecenteschi che ne hanno completamente stravolto l’immagine. Gli archi rampanti, i passaggi coperti su cui si sviluppano ambienti di abitazione, le aperture con gli archi lunati, le cortine murarie in pietra calcarea ben squadrata è quanto rimane della città tardo medievale. Molti esempi sono ancora presenti nel tessuto della città vecchia a cui va associata la presenza, a livello archeologico, di strutture venute alla luce durante i restauri o durante opere infrastrutturali nelle strade di cui si dirà più avanti. A differenza della chiesa il complesso conventuale non presenta una spiccata monumentalità. Gli elementi architettonici che lo caratterizzano sono un basamento bugnato in pietra chiara, che corre lungo i fronti sulle strade Santa Teresa dei Maschi e Lamberti fino al passaggio coperto e sempre su questa strada il portale d’accesso originario del convento. Sull’architrave del portale sono posti un’epigrafe dal carattere invocativo (D.NE SUSCEPTOR MEUS ES TU – ET REFUGIUM MEUM – SEMPER IN TE SPERABO) e lo stemma dell’Ordine carmelitano, caratterizzato da tre stelle e una croce.
In pianta il complesso si sviluppa attorno al chiostro, a cui è stata addossata la parte absidale della chiesa. Ad esso si accedeva dal portale di strada Lamberti tramite un ambiente voltato a botte, accanto al quale si dispongono altri tre vani simili. Meno regolare appare l’ala che dà su strada Santa Teresa dei Maschi, nel cui angolo sud-orientale è inserita la scala che conduce ai piani superiori, raggiungibile direttamente dal chiostro attraverso un ambiente voltato a padiglione e introdotta da un elegante portale. Il chiostro è composto da due campate per lato, oggi chiuse da portefinestre, sorrette da pilastri che poggiano su un basso plinto coronato da una cornice modanata. Il deambulatorio che corre intorno al chiostro è coperto per tre lati da volte a crociera, ad eccezione del fronte settentrionale su cui attualmente si apre un unico ambiente controsoffittato. Quest’ultimo presenta una parete a faccia vista su cui è possibile leggere la tracce di due arcate e un’apertura tamponate. In occasione degli ultimi restauri si è realizzata la parete nord del chiostro con una muratura in tufo faccia vista per rivestire la precedente struttura intelaiata in cemento armato. Con i restauri sono stati realizzati nuovi solai e i locali interrati sono stati ampliati e sottoposti a lavori di consolidamento, per fornire alla biblioteca ulteriori spazi. Contestualmente sono state svolte indagini archeologiche al di sotto del chiostro, sino ad una profondità di oltre 3 m. rispetto all’attuale livello stradale, che hanno messo in evidenza un ricco palinsesto.
Tra gli elementi più interessanti è emerso un edificio di culto di età bizantina (X sec.), i cui resti (muro perimetrale e due absidi) erano stati inglobati nelle fondazioni del convento seicentesco (forse la chiesetta di San Gregorio de Falconibus citato dal Petroni). Il confronto tra gli affreschi e le strutture murarie rinvenute e quelli della chiesa sottostante palazzo Simi (vedi scheda), hanno premesso di datare l’edificio di culto. Esso ha subito alcune modifiche in età romanica (XII-XIII sec.), come denunciano due pilastri ubicati a ridosso del muro perimetrale. Precedente alla fase bizantina è, invece, una poderosa opera muraria, forse attribuibile ad un tratto di mura urbane. Altrettanto rilevante è un edificio altomedievale di forma rettangolare absidato, datato VI-VII sec. grazie al ritrovamento di frammenti ceramici, e la presenza di un’area cimiteriale con alcune tombe risalenti ad epoche precedenti. Ancora più alti come datazione sono due muri ortogonali tra loro, di cui tuttavia non è stato possibile stabilirne una cronologia assoluta a causa dell’affioramento di acqua dalla falda durante gli scavi. Infine negli strati più profondi, si sono rinvenuti frammenti ceramici che testimoniano una frequentazione di età romana. Ulteriori indagini di scavo sono state svolte durante i lavori per la realizzazione di sottoservizi per la biblioteca in strada Lamberti e Santa Teresa dei Maschi. Queste hanno intercettato lungo il fronte meridionale i resti di una casa-torre e, sul versante occidentale, il fronte dell’isolato medievale antecedente la costruzione del convento. Questo mantenne lo stesso allineamento delle strutture precedenti abbattute attestandosi ad una distanza di circa un metro più indietro.
Cultura popolare
Storia di Gennaro de Gemmis
Gennaro de Gemmis appartenente a un’antica e nobile famiglia terlizzese, nacque a Bari il 19 novembre 1904. Diversi membri della sua famiglia avevano già ricoperto incarichi di grande prestigio negli alti gradi dell’amministrazione borbonica; altri si erano distinti nella cultura, negli studi giuridici, economico-politici, nella gerarchia ecclesiastica. Laureato in ingegneria, si dedicò sin da giovane alla ricerca di documenti, stampa e manoscritti, che riguardavano la storia della Puglia e del Regno di Napoli. I rapporti con collezionisti privati, con librai antiquari italiani e stranieri, con bibliofili di fama internazionale, produssero una cospicua corrispondenza, testimonianza di una dedizione che si concreta in un progetto di salvaguardia delle fonti storiche dalla dispersione. In un primo tempo ordinò le sue collezioni nella sua casa barese, in piazza Garibaldi. Gli eventi bellici lo costrinsero a trasferire tutto in una villa di campagna, detta Torre di San Giuliano, sita nei pressi di Terlizzi. Nei primi anni Cinquanta del Novecento, Torre San Giuliano divenne una sorta di tappa obbligata nei viaggi in Puglia per molti studiosi italiani e stranieri, attratti dall’importanza del materiale conservato e dalla personalità del proprietario. D’altra parte, il de Gemmis si adoperò infaticabilmente nella promozione e organizzazione di congressi, convegni e iniziative culturali che lo videro animatore e protagonista distinto e munifico.
Il protrarsi di tale febbrile attività, i numerosi incarichi ricoperti in prestigiose istituzioni storiche, l’onerosa e impegnativa gestione di un contenitore culturale così complesso, indussero tuttavia il barone a cedere alla Provincia di Bari il suo patrimonio bibliografico e manoscritto. Il 18 febbraio 1952 il Consiglio provinciale deliberava di accettare la donazione dell’intera raccolta che trovò sistemazione dello storico complesso architettonico annesso alla basilica di San Nicola, detto Corte del Catapano. Il 15 maggio 1960 la Biblioteca Provinciale “Gennaro de Gemmis” fu ufficialmente inaugurata nella nuova veste di istituto di pubblica lettura, guidata dallo stesso barone che si spense il 23 marzo 1963.