Fortino Sant'Antonio

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Info

Indirizzo:
Via Venezia, 41, 70122 Bari BA, Italia
Telefono:
080 5773846
Categorie del bene:
Monumento
Altre info sugli orari:
In relazione alle iniziative in corso

Mobilità

Come raggiungerci dall'aereporto

Da Viale Enzo Ferrari, continuare in direzione di Strada Provinciale 204/Viale Gabriele d'Annunzio/SP204. Prendi Viale Europa, SS16, Via Napoli e Corso Vittorio Veneto in direzione di Piazza Mercantile a Bari. Continuare su Lungomare Augusto Imperatore. Piazza Ferrarese è sulla destra. Proseguire a piedi per Piazza Mercantile.

Come raggiungerci dall'autostrada

Da casello Bari Sud dell’autostrada A14 prendere E843, Viale Giuseppe Tatarella, Sottovia Giuseppe Filippo, Via Brigata Regina e proseguire su Lungomare Augusto Imperatore in direzione Piazza Mercantile a Bari. Piazza Ferrarese si trova sulla destra. Proseguire a piedi per Piazza Mercantile.

Come raggiungerci usando i mezzi

Arrivano nelle vicinanze di Piazza Ferrarese (per piazza Mercantile è necessario proseguire a piedi) le linee AMTAB 2-4-10-12-12/-21-35

Dove sono collocati i parcheggi

Lungomare Imperatore Augusto-Corso Vittorio Emanuele

Multimedia

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Descrizione

Uso attuale:
interesse culturale
Datazione:
1071 D.C.

Situato sul lungomare Imperatore Augusto, di fronte al vecchio porto (ribattezzato Molo Sant’Antonio), il Fortino di Sant’Antonio Abate, insieme a quello di Santa Scolastica, è uno dei quattro baluardi che hanno scandito la cinta muraria barese fino al XIX secolo. Rappresenta il punto più alto della città vecchia dal quale è possibile abbracciare con lo sguardo il tracciato delle mura medievali (a sinistra) bordato dal lungomare Imperatore Augusto e il profilo del lungomare risalente alla prima metà del ‘900 (a destra). La sua origine è ricondotta al 1071, anno in cui il normanno Roberto il Guiscardo, durante l’assedio di Bari, fece costruire a guardia del porto una turris petrinea (torre di pietra). In genere edifici siffatti avevano fondamenta che poggiavano su scogliere, erano a diretto contatto con il mare e risultavano essere i punti più vulnerabili dell’intero sistema difensivo urbano, pertanto spesso erano dedicati a taumaturghi o santi, che garantissero protezione. In particolare il fortino è stato dedicato a Sant’Antonio Abate perché vi sono stati ritrovati i resti di una cappella che doveva accogliere la statua lignea a lui dedicata (Santo popolare per i suoi poteri taumaturgici contro le malattie da contagio e per la protezione offerta agli animali domestici). Nelle murature sono stati ritrovati resti di un’antica chiesa dell’XI-XII secolo (probabilmente “San Nicola sul porto”). Il fortino ha avuto bisogno di diversi interventi di consolidamento. Nel corso del XV secolo fu riedificato completamente per volere di Isabella d’Aragona e della Universitas barese; nel XVI secolo gli fu restituito l’aspetto fortificato che, dopo un lungo periodo di abbandono, è stato recentemente ripristinato dal Comune di Bari e dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Oggi è possibile accedere da via Venezia ai locali al primo piano e dal lungomare Imperatore Augusto ai locali al pianoterra, utilizzati dal Comune come sedi di mostre, dibattiti e incontri aperti al pubblico.

Storia

Fu Roberto il Guiscardo, durante l’assedio a Bari, a voler edificare, nel 1071, una torre di pietra a guardia e protezione dell’antico porto. Una torre che tuttavia iniziò a manifestare segni di cedimento intorno al 1359 minacciando di abbattersi sulla sottostante chiesa, probabilmente dedicata a “San Nicola sul porto” e ricordata in alcuni documenti del 1178 e del 1226. Di questa chiesa, così come anche di una cappella dedicata a Sant’Antonio Abate, sono stati ritrovati resti (una parete di navata con copertura a cupola centrale, resti di absidi, pavimento e ingresso) inglobati nelle murature del fortino durante i numerosi restauri subiti.
Dopo una serie di interventi di consolidamento, nel 1440 un feudatario locale, tale Caldora, vi edificò nello stesso punto una torre “a guisa di piccolo castello” che, così come tutti i segni “forti” del potere, non fu mai ben vista dai Baresi che, circa un trentennio più tardi, la diroccarono dalle fondamenta.
Fu Isabella d’Aragona, nella sua campagna di restauro e di abbellimento della città vecchia condotta tra il 1501 e il 1524, a prevedere il rifacimento della torre e del suo aspetto originario: fu inserita nel contesto del molo allora impreziosito da una colonna di origini romane acquistata dalla chiesa di San Gregorio de Falconibus. Oggi la colonna è collocata insieme ad altre, ai piedi della prima parte della Muraglia, accedendo da piazza Ferrarese.
Ulteriori opere di restauro furono avviate e condotte dalla Universitas barese nel 1548 fino a dargli, tra il 1560 e il 1578, un aspetto fortificato simile a quello attuale.
A seguito di ulteriori vicende durante il regno di Carlo III di Borbone, nel 1847 la torre fu presa in carico dal sindaco di Bari per poi andare successivamente in rovina.
Soltanto tra il 1994 e il 2000 il Comune, che ne è proprietario, e la Soprintendenza ai Beni Culturali hanno avviato una campagna di restauro sotto la direzione dell’arch. Cusatelli per ridare dignità e valore alla struttura e per restituirla, con uno scopo diverso, ai suoi baresi.

Arte e architettura

Per parlare del fortino conviene partire da una “supplica” che i cittadini baresi rivolgono a Ferdinando Re di Sicilia il 28 novembre 1462. In essa si chiede che “… trovandose fatta sopra il porto… una torre in la quale era inclusa una ecclesia sub vocabulo Sanctii Antonii,… per contenteza universale de tutti i cittadini la fece abbattere et ruinare” “…item domanda e supplica la ditta Università che la Maiestà predita se digne concedere e donare… lo loco vacuo lo quale era avante la ditta torre, in fine ala bucceria et ala piscianeria, per poterence… edificare case, magazzeni et apoteche…” In questo brano è sintetizzata la storia del piccolo fortilizio e, soprattutto, il ruolo che esso ha avuto nello sviluppo urbano in questa porzione di città. Analizziamo cosa ci racconta questo passo. In quella data c’è una torre isolata sul porto che viene detta di Sant’Antonio perché in essa è “inclusa” una chiesa intitolata al Santo. Le notizie su una torre eretta a difesa del porto risalgono ad epoca normanna e all’assedio della città da parte di Roberto il Guiscardo che fece realizzare una struttura di difesa in pietra. Le mura della città dovevano essere alquanto distanti dalla torre e attigua ad essa è citata una chiesetta dedicata a San Nicola sul Porto. Lavori successivi andranno ad ampliare la struttura fino al 1440 quando un certo Caldora, feudatario locale, non realizzerà un piccolo castello inglobando anche le strutture della chiesa. I lavori di restauro effettuati sulla struttura hanno messo in luce i resti dell’edificio di culto che sono visibili chiaramente all’interno del fortino. Si tratta del fianco meridionale di una chiesa a croce “contratta” con cupola, vale a dire una pianta di origine bizantina a croce greca che ha perso i suoi due bracci trasversali ridotti a nicchie poco profonde.

I cittadini baresi non vedono di buon occhio la presenza di questo piccolo castello, a loro dire minacciosa, che incombe sul porticciolo e con loro “contentezza” il re la fa “abbattere et ruinare”. L’altro aspetto interessante del documento è la descrizione che si fa dell’area antistante la torre verso la città. Questa viene definita come “loco vacuo” e si chiede che possa essere “lottizzata” fino alla “bucceria e ala piscianeria”, ovvero fino alle aree di mercato dedicate alla vendita della carne e del pesce. La supplica deve essere stata accolta dal momento che la torre-castello oggi è legata alla città da due tratti di mura. Però se andiamo ad osservare i due punti di attacco di questi due tratti, ci accorgeremo che sono evidenti i segni di una cesura e di un riammagliamento di strutture che appartengono a periodi diversi.

Cultura popolare

Questo edificio sul mare ha svolto negli anni una duplice funzione: quella di osservatorio di protezione contro l’arrivo di eventuali aggressori ma anche quello di chiesa dedicata a santi con funzioni taumaturgiche.
Il nome del fortino deriva da una piccola cappella dedicata a Sant’Antonio Abate, aperta il 17 gennaio di ogni anno in occasione festività del santo, durante la quale si può ammirare la statua lignea e una lapide con la scritta S. DE FRATR. M. inglobata nel pavimento.
Per i poteri taumaturgici attribuiti al santo è consuetudine che, nella stessa ricorrenza, i cittadini vi portino i loro animali per la benedizione nonché i pazienti affetti da Herpes Zoster, malattia comunemente nota come Fuoco di Sant’Antonio.
Fino ad alcuni anni fa, nella ricorrenza dell’Ascensione, venivano sparate tre salve di cannone per salutare la città di Venezia e l’azione della sua flotta, che nel 1002 aveva liberato Bari dai saraceni. La simpatica cerimonia era detta “della vidua vidua”, forse perché la folla indicava con le parole “la vi, la vi” (in dialetto “la vedi, la vedi”) ognuno dei proiettili che credeva di vedere uscire dal cannone al momento dello sparo (V.A. Melchiorre).

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