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Da Viale Enzo Ferrari, continuare in direzione di Strada Provinciale 204/Viale Gabriele d'Annunzio/SP204. Prendi Viale Europa, SS16, Via Napoli e Corso Vittorio Veneto in direzione di Piazza Mercantile a Bari. Continuare su Lungomare Augusto Imperatore. Piazza Ferrarese è sulla destra. Proseguire a piedi per Piazza Mercantile.
Da casello Bari Sud dell’autostrada A14 prendere E843, Viale Giuseppe Tatarella, Sottovia Giuseppe Filippo, Via Brigata Regina e proseguire su Lungomare Augusto Imperatore in direzione Piazza Mercantile a Bari. Piazza Ferrarese si trova sulla destra. Proseguire a piedi per Piazza Mercantile.
Arrivano nelle vicinanze di Piazza Ferrarese (per piazza Mercantile è necessario proseguire a piedi) le linee AMTAB 2-4-10-12-12/-21-35
Lungomare Imperatore Augusto-Corso Vittorio Emanuele
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Descrizione
Palazzo Calò Carducci si affaccia su piazzetta dei Gesuiti o del Gesù, nella città vecchia, alla sinistra della chiesa barocca del Gesù, di cui costituisce una quinta laterale, raccordando lo spazio individuato dalla stessa piazzetta, da strada Zeuli, da Porta Piccola di San Gaetano e dall’arco di Sant’Onofrio. Il palazzo, di origine dibattuta (alcuni storici la riconducono al Seicento, altri al Settecento), presenta una pianta irregolare con sagoma pseudotriangolare con metratura distribuita su più piani: cinque se si includono i due piani ammezzati e il lastrico solare. Nelle fondazioni sono state ritrovate 4 originarie cisterne non più attive e un tempo destinate all’accumulo temporaneo delle acque meteoriche. La facciata, aperta e dai forti chiaroscuri, presenta elementi diversi rispetto all’architettura settecentesca di Bari Vecchia, caratterizzata da masse murarie piene e compatte. E, infatti, articolata in due parti: sulla sinistra, un corpo compatto con due finestre ai primi due livelli e una sola centrale all’ultimo, tutte prive di cornici; sulla destra, un fronte articolato costituito da un alto basamento su cui si aprono botteghe simmetricamente scandite e un portale d’accesso sormontato da un timpano triangolare che invade uno dei cinque fornici del loggiato al primo piano, riquadrati da lesene. Su quest’ultimi, in corrispondenza del secondo piano, prende forma un cornicione con balaustra superiore, sui cui pilastri di contenimento vi erano dei busti decorativi, a oggi non più rinvenuti. Dal portale timpanato si accede a un atrio con una scalinata, sul lato sinistro, che conduce alla loggia del primo piano e al termine della quale si trova lo stemma della casata Calò Carducci: in campo azzurro (le virtù celesti), un albero con chioma verde e radici (la famiglia, unita come i rami al tronco le cui radici esposte evidenziano l’antichità delle origini), sostenuto da un leone rampante d’oro (simbolo di forza, coraggio e magnanimità) e attraversato orizzontalmente da una fascia d’oro (la cintura alla quale il guerriero appendeva la spada a indicare l’appartenenza all’ordine equestre dei cavalieri). Dal loggiato del primo piano si accede a tre dei quattro vani più grandi che affacciano sulla piazzetta (uno dei quali aveva antica funzione di rappresentanza) e che si differenziano per dimensione dai vani che invece danno sui vicoli interni. I vani più grandi, oggi magnificamente restaurati, presentano solai lignei con decorazioni policrome, fortemente danneggiati dalle manomissioni e dall'abbandono temporaneo dell’edificio. Palazzo Calò Carducci, dichiarato monumento di interesse nazionale, è tutelato dalla Soprintendenza alle Opere Pubbliche.
Storia
Non si hanno notizie precise sulla costruzione del palazzo: Marcello Petrignani e Franco Porsia, in Bari [Le città nella storia d’Italia], scrivono che le case su più livelli e i palazzi patrizi, tra cui palazzo Calò Carducci e palazzo Zizzi, che si affacciavano sulla rua Francigena, persero la loro originale funzione di parata e monumentalità quanto fu consacrata nel 1595 la chiesa dei Gesuiti, costruita sulla stessa via in un parte di svincolo e raccordo con la piazza; altri storici invece la riconducono agli inizi del Settecento a seguito dell’unione delle due famiglie, Calò (di origini greche, a Bari dal XIII secolo) e Carducci (da Firenze a Bari nel 1474), con il matrimonio di Cecilia Carducci e Ignazio Calò nel 1716.
A partire dal 1889 il palazzo ospitò alcune monache, che acquistarono un appartamento da Maria Calò, vedova Carducci, e ne fecero un piccolo convento.
Dopo decenni di abbandono, il palazzo è stato venduto da un discendente della famiglia Calò Carducci e l’Impresa Garibaldi si è occupata di un approfondito studio della struttura e del successivo restauro.
Arte e architettura
Palazzo Calò-Carducci, antica e nobile famiglia di origine greca, si affaccia sulla Piazza del Gesù nel cuore della città vecchia. È facilmente riconoscibile per le cinque sontuose arcate del prospetto, poste al piano nobile, su cui corre una cornice aggettante. Voltine a crociera chiudono in alto il loggiato su cui si apre un’ampia terrazza definita da pilastrini in muratura, posti in asse con i piedritti degli archi sottostanti, che reggono ringhiere in ferro. Dopo lunghi anni di abbandono e degrado il palazzo è stato recuperato grazie a un recente restaurato, anche se la scelta di lasciare a vista le murature eliminando il rivestimento degli intonaci ne snatura in parte l’immagine originaria. L’interno del palazzo ha subito pesanti manomissioni soprattutto quando, nel 1888, con la chiusura del convento di Santa Teresa delle Donne di fronte al Porto, il palazzo ospitò alcune monache. La facciata è fortemente segnata dalla simmetria del loggiato che presenta la campata centrale leggermente più ampia di quelle laterali. In corrispondenza dell’asse mediano è collocato il portale d’ingresso che sopravanza il piano della facciata ed è inquadrato da due paraste su cui poggia un alto timpano che invade la parte inferiore dell’arco centrale della loggia. Ai lati del portale quattro ampie aperture con architrave, due per lato, danno accesso ad ambienti adibiti in origine a botteghe. Un leggero listello marcapiano, interrotto dal portale, segna la quota di calpestio del primo piano. L’andamento del loggiato diverge vistosamente dal prospetto retrostante allineandosi al nuovo assetto della piazza. Le direttrici originarie del tessuto urbano sono leggibili nelle strutture più antiche del palazzo che vengono contraddette dalla risistemazione avvenuta con l’edificazione della chiesa e del convento dei Gesuiti. Il nuovo impianto urbano di epoca barocca ridisegna lo spazio che viene chiuso a ovest dal nuovo arioso fronte del palazzo addossato alle cortine preesistenti.
Cultura popolare
Si racconta che nell’ultima stanza verso nord del secondo piano, il beato Gregorio ebbe la tentazione dell’apparizione diabolica di una donna nuda e dalla forme giunoniche e provocanti, ma il beato Gregorio vinse la tentazione buttandosi di faccia su un braciere acceso. Così vinse la tentazione e compì il miracolo di essere illeso dal fuoco del braciere.